Vi presentiamo l’introduzione a Dimenticami Trovami Sognami che Elvezio Sciallis ha scritto per il romanzo di Andrea Viscusi.
Elvezio Sciallis è uno dei maggiori esperti di cinema e letteratura weird/horror in Italia. Gli abbiamo chiesto di introdurre Dimenticami Trovami Sognami perché siamo convinti che una voce come la sua possa fornire al lettore una chiave di lettura originale ai temi del romanzo.
Potete leggere Elvezio Sciallis su Malpertuis.
“Ti farebbe piacere scrivere la prefazione a un romanzo di fantascienza che pubblicheremo a breve, scritto da un autore italiano?”
Quando Giorgio, l’entità grigia che trama nel cuore di Zona 42 e persona che considero un amico da parecchi anni, mi ha posto questa domanda ho pensato che scherzasse.
Giorgio mi conosce: sa che, pur avendo letto parecchia sf, prediligo di gran lunga altri generi, horror o weird per esempio.
Sa anche che negli ultimi anni ho sempre maggiori difficoltà con tutta la narrativa di genere, anche quella scritta da autentici maestri, e prediligo quindi la lettura o rilettura dei cosiddetti “classici”, le opere del Canone Occidentale, per intenderci.
E infine sa, credo molto bene, quel che penso di larghissima parte della “scena italiana di genere”, pensiero che la censura e una certa educazione mi impediscono di scrivervi in questa sede.
Perché quindi farmi introdurre Dimenticami Trovami Sognami?
Per vari motivi, che ho scoperto con sempre maggiore piacere mentre si chiarivano i dettagli e quando infine mi sono immerso nella lettura.
Il primo e principale motivo ha un nome e cognome: Andrea Viscusi.
Il suo Spore è uno dei migliori racconti di sf che abbia letto negli ultimi dieci anni: riesce a indagare nel futuro, occupandosi in particolare dei risvolti psicosociali dettati da tecnologia ed evoluzione, è commovente e, perlomeno per me, ottimista.
Anche altri racconti della sua antologia sono di gran livello e mi sono piaciuti molto, ma Spore mi tocca nel cuore: è uno di quei momenti in cui incontri un’opera che, oltre a essere ben scritta e coinvolgente, propone riflessioni e visioni simili alle tue e questo credo sia un avvenimento che colpisce sempre.
Un altro motivo è l’uso del suffisso -nauta.
Mi interessa molto e tendo a perdere neutralità quando incappo in qualche -nauta, in particolare, per via di storia e pratiche personali, negli psiconauti.
Andrea in Dimenticami Trovami Sognami mette in campo un tipo di -nauta un po’ diverso dallo psico-, non intendo parlarvene per evitare spoiler, ma si tratta comunque di un indagatore di stati di percezione alterata, di qualcuno che viaggia all’Interno, un tipo di percorso e conoscenza a mio vedere imprescindibile per potersi poi occupare dell’Esterno, sempre che questa distinzione esista e sia precisa, cosa di cui dubito.
Credo che dai Settanta in poi, con Ballard e altri “indagatori” simili a lui, non ci sia più bisogno di presentare e spiegare nel dettaglio questo tipo di viaggio, no?
C’è uno stupendo video che gira in Rete: si vede un essere alieno, una sorta di globo tentacolato, che passeggia soffermandosi di tanto in tanto in un ambiente altrettanto alieno.
Guardo quella creatura e subito mi affollano la mente alcune domande, come mi capita spesso.
Dove sta andando? Quanti sessi e sensi ha la sua specie? Che tipo di edifici costruiscono? Che ruolo occupa nella sua società? Ha degli affetti che lo aspettano a casa? Che musica ascolta?
E così via, in poche frazioni di secondo. Sono domande che credo abbiano causato la mia iniziale passione per la fantascienza: non ero molto interessato ai razzi e ai raggi laser, poi è arrivato Stanley G. Weinbaum con A Martian Odissey e da lì è stato un viaggio stupendo.
In questo video arriva quindi lo straordinario Neil deGrasse Tyson che ci dice che… Che quella è solo una proteina del nostro corpo, occupata a trasportare messaggi dove deve e far le solite cose che fanno le proteine. Videogiocano un sacco e sprecano troppo tempo su Amminobook, probabilmente.
E deGrasse Tyson aggiunge: “Ognuno di noi è un universo”.
Può sembrare un concetto banale, ma lui lo riempe di meraviglia ed entusiasmo.
Viscusi gira da quelle parti (ma non solo, vedrete): vi prende per mano e vi trascina in un viaggio che è colmo di sense of wonder, un senso di meraviglia progressiva dettato dalla sua buona conoscenza dei meccanismi della narrativa, dalla curiosità e fantasia, ma anche da due aspetti che troppo spesso mancano nella “scena italiana di genere”: l’emotività e l’empatia.
E un entusiasmo assai simile a quello di deGrasse Tyson.
Sono elementi che portano quasi sempre a una piacevolissima conseguenza: ci si mette in gioco di continuo e si osano soluzioni diverse dal consueto, in ambito di comunicazione scientifica per deGrasse Tyson, nella narrativa per Viscusi, e anche in questo caso trovo sempre più difficile operare distinzioni nette.
Esplorare il microcosmo interiore è essenziale per almeno due motivi (ma ovviamente ce ne sono altri mille): è un percorso che ci permette di conoscere noi stessi ed è uno degli strumenti migliori per esplorare l’anima e permetterle di esprimere tutto il suo potenziale.
Sull’anima (beninteso, potete chiamarla come volete, ci mancherebbe) credo che ci sarà sempre più da dire e narrare: molti segnali sembrano suggerirlo, sia in ambito scientifico sia in quello artistico.
Si tratta di quell’interzona dentro (e fuori) ognuno di noi, che non può essere nutrita con cibo e acqua, che non puoi riscaldare con un fuoco o una coperta e che non riesce a essere soddisfatta dalla scienza, sebbene quest’ultima da un lato tenti di ridurla a un ammasso di atomi e dall’altro le fornisca sempre più mezzi per espandersi.
Che riesce a farci comunicare senza la parola, ovvero senza la più grande invenzione dell’uomo.
Gli stati di coscienza alterata e i progressi scientifici aumenteranno a dismisura la potenza dell’anima e della sua capacità di comunicazione ed empatia.
Questa interzona, paradossalmente e con ottime intuizioni, è sempre più indagata dalla fantascienza, persino nei suoi esempi più popolari e di gran consumo, come nella proposta cinematografica dall’ultimo Christopher Nolan: è proprio la scienza che ha i mezzi per potenziare e scoprire tutta la forza dell’anima e credo che questo costituisca una superba quadratura del cerchio, finalmente non illusoria.
Questa interzona si nutre di storie.
Sta bene con la musica.
Ama andare al parco o carezzare un gatto.
Si riscalda con un sorriso e sorride scrutando i sorrisi altrui.
Ha bisogno di amore per poter far star bene, al meglio, il corpo e godere in pieno di ogni rivoluzione scientifica, evitando sempre più di piegarla a scopi negativi.
Questa è l’interzona in cui viaggia Dimenticami Trovami Sognami e quando in un’opera di fantascienza vedete spuntare spesso, in varie pagine e tappe, parole come felicità, voler bene e amore, bè, è meglio che rizziate le antenne, perché è probabile segno che l’autore abbia qualcosa di diverso da offrire.
Andrea guarda nella stessa direzione di Spike Jonze e Greg Egan, due autori immensi, che adoro.
E noi condividiamo il percorso di Andrea Viscusi, magari con partenze, previsioni, dettagli ed esiti diversi, ma questo conta poco quando sei più o meno in cammino verso Ovest con tanti altri tuoi simili.
E quando si cammina verso Ovest, alla fine tutto andrà bene.
Elvezio Sciallis
Milano, gennaio 2015
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