Pubblichiamo anche sul nostro sito la splendida recensione che Jacopo Berti ha dedicato a Dimenticami Trovami Sognami. L’articolo è comparso in origine sul blog Il meme egoista.
Il libro che vola
Dimenticami Trovami Sognami (d’ora in poi DTS) di Andrea Viscusi è un libro leggero, quasi impalpabile. A tirarlo fuori dallo scaffale potrebbe levitare, prendere il volo, dissolversi in pulviscolo e lasciarti in mano una lieve scia stellata, come bava di lumaca. In questo senso, la copertina scelta dall’editore (Zona 42) – enigmatica, essenziale, dai colori pastello – rispecchia perfettamente il tono di questo romanzo che certamente è di fantascienza, ma che non sarei capace di ascrivere con certezza a un sottogenere. Fantascienza filosofica alla PKD? Fantascienza umanistica alla Sagan? (E penso ovviamente a Contact, col quale noto alcune convergenze nella trama.) O magari inner space opera? (Ho googlato tra virgolette: qualcuno ha pensato prima di me a questa etichetta. Peccato. Ad ogni modo, intendo quella dimensione estrema dell’utopia che è l’epica del genere umano, la sua statura esistenziale e interiore al cospetto della sua fragilità nel tempo, nello spazio, nel possibile.)
Se non fosse traboccante di riferimenti diretti e indiretti al grande canone fantascientifico internazionale (di più ho trovato solo in Avoledo, con quasi una facciata di descrizione di una collezione di autografi…) DTS potrebbe sembrare la svolta SF di un autore del mainstream letterario. E ciò, beninteso, è cosa buona, cosa molto buona: la preminenza del libro sul genere (dell’esemplare sulla specie) mi pare segno di libertà stilistica, di autonomia autoriale. Il libro è scritto bene, il dettato è pulito, sempre comprensibile e non riserva particolari sorprese. A sorprendere sono i contenuti – eterogenei, disparati, eppure presentati in modo organico – e la struttura, che asseconda i contenuti e in ogni momento dimostra un ottimo lavoro di sintesi. È difficile dire di cosa parla il romanzo senza soffermarsi sulla trama. Le tematiche sono quelle esplicitate dal titolo e dalla copertina: la memoria, il sogno, la sostanza di cui è fatta la realtà. Il concreto ha pochissimo spazio nel romanzo di Viscusi e, a partire dalla seconda metà, DTS procede alternando astrazione concettuale e immersione nelle profondità archetipiche. Inutile dire che lo fa in una prospettiva di sintesi, anche qui riuscitissima.
Anche se, come dicevo, non è quasi mai difficile seguire il filo della narrazione, quello di Viscusi è, per alcuni versi, un romanzo sperimentale. Lo è soprattutto nell’utilizzo di generi letterari o, meglio, di forme di comunicazione diverse (la narrazione standard, il dialogo della grande tradizione filosofica, la trascrizione della registrazione di una seduta psicanalitica, il racconto dettagliato di un sogno) e nell’alternarsi di tutte e tre le persone grammaticali nel ruolo di narratore (in particolare l’uso del tu è di grande impatto).
Una trattazione a parte meriterebbero gli aspetti metanarrativi del testo, così significativi per una descrizione della realtà in cui la narrazione condivisa di un evento (anche solo interna al soggetto) può precedere e causare l’evento che descrive e sopravvivere senza creare paradossi a narrazioni alternative, in forme che, non essendo (più) mimetiche rispetto al mondo empirico, sono appunto letteratura finzionale. Come il romanzo di Viscusi. E quando un romanzo, anche a lettura conclusa, riesce a suggerire un modo di lettura e di fruizione di sé stesso, mettendosi per così dire en abyme, il lettore non può che avvertire un brivido lungo la schiena.
L’unico elemento debole, a mio avviso, è la caratterizzazione dei personaggi. Non so se fosse possibile fare diversamente in un romanzo con questo impianto, ma più che a ‘qualcuno’, i personaggi principali – insomma, lui e lei – sono simili a ‘ciascuno’, all’everyman del teatro inglese medievale. Diversamente avviene per i personaggi secondari, in particolare per il professor Novembre, in un certo senso metapersonaggio: personaggio di un personaggio. Ma ho già detto che la metanarrazione richiederebbe spazi più ampi.
Dimenticami Trovami Sognami è una piccola rivelazione. Uno di quei libri che forse anticipa il pubblico e che di conseguenza è in grado di creare un suo pubblico. Verrebbe da dire ‘retroattivamente’. Complimenti a Viscusi e a Zona 42.
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