DTS (per abbreviare il titolo) è una cannonata. Comincia in sordina con la vicenda piuttosto banale di un astronauta, Dorian, che viene ingaggiato dall’ESA per un viaggio spaziale. E fin qui niente di strano. Solo che la storia viene raccontata a capitoli alterni dove nei primi il nostro Dorian è in procinto di partire per la missione Milam 7, mentre nei secondi è tornato a casa. E il cuneo che porterà fino alla fine della prima parte «Dimenticami» è stracarico di colpi di scena e misteri assolutamente ben congegnati.
La seconda parte cambia completamente registro e la prima cosa che mi è venuta in mente è «oh, signùr, ecco che parte lo spiegone…» e invece l’incredibile salto mortale triplo carpiato che esegue il caro Viscusi è qualcosa degno di un Nobel. Ok, sto esagerando un pò, ma assicuro che il giramento di testa non mancherà di certo. Il senso di «Trovami» credo sia di riuscire a non perdersi nei vari livelli che sviluppa il romanzo.
Nella terza ed ultima parte «Sognami», vengono prese di petto le prime due e viene dato un senso compiuto alla vicenda di Dorian. Non avevo la più pallida idea di come lo scrittore avrebbe portato a compimento il romanzo, e la sorpresa è che tutto torna. Ogni tassello si incastra perfettamente al suo posto.
Secondo me il vero punto focale del romanzo sta tutto nel concentrarsi su una invenzione metaletteraria (il «retcon») che aggrappa il lettore alle pagine fino alla fine. Anche se i richiami, gli omaggi e i nomi di tutto lo scritto riportano alla fantascienza tout-court, ed è davvero divertente scoprire chi si nasconde dietro a chi, io ci ho visto una sorta di «Danbrownismo» (scusate il termine) in cui sembra davvero che l’autore creda in quello che ha scritto, quindi ti spinge con una forza impensabile a ragionare e ad aprirti su un modo di vedere la realtà davvero bizzarro ma coerentissimo. Si possono estrarre una quantità di temi così grande da far accapponare la pelle: la religione, il paradiso e l’inferno, l’esistenza e la persistenza di Dio, il sogno, l’imperscrutabilità dell’amore, la vita, l’universo e tutto quanto. E la risposta non sarà 42! (Ma Zona 42…)
Non mancano tratti divertenti e sdrammatizzazioni d’obbligo. La parte del purè onirico è sicuramente quella che mi ha fatto sorridere di più.
I personaggi, e Dorian su tutti, sono solo un altro tranello del romanzo; infatti essi non esistono su tutti i piani della realtà e cambiano a seconda della necessità della narrazione. Se può sembrare straniante e a volte antipatico, ci si accorgerà presto che quello che rimane è sempre una grande dose di umanità. Da sottolineare che l’amore tra Dorian e Simona è l’unico aspetto che non cambia mai.
Fantascienza della migliore specie. Un romanzo che è novità assoluta in campo nostrano. Una scrittura che avevo già apprezzato in altri racconti autoprodotti e non dello stesso autore. Scrittura che risulta essere solo un mezzo per trasportare idee e non inciampa mai in autocelebrazioni o infodump.
Tutto perfetto, quindi? Si, o quasi. È difficilissimo trovare delle falle tecniche o logiche nel romanzo (forse l’inutile trambusto che causa il nome di Augusto\E(t)zio Novembre?) e Andrea Viscusi si candida a diventare una punta di diamante nel futuro della Fantascienza. Fantascienza senza confini. Quella che preferisco.”
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