Qualche tempo fa Fabio R. Crespi, vecchio amico di rete nonché grande appassionato di letteratura di genere, ha intervistato Giorgio Raffaelli a proposito di Zona 42, di quel che si muove dietro le quinte di un simile progetto editoriale e di quel che ci si aspetta da un editore di fantascienza (e altre meraviglie).
L’intervista è stata pubblicata sul blog Runneapolis, la riproponiamo oggi anche sul nostro sito.
FRC: Ciao, Giorgio. Intanto grazie per la disponibilità. La prima cosa che mi è venuta in mente quando uscì il primo volume di Zona 42 è che, finalmente, potevi “propinarci” direttamente un lavoro di Ian McDonald che è sempre stato uno dei tuoi autori di culto. Desolation road è un lavoro dalle mille sfaccettature, una lettura quasi indispensabile per i cultori della sf.
Ci puoi parlare di come sei riuscito a farne il biglietto da visita di una casa editrice esordiente?
GR: Riuscire a pubblicare Desolation Road è stato come vincere una scommessa con me stesso. Mi ero ripromesso che se fossi mai riuscito a fondare una casa editrice, il primo titolo che avrei proposto ai lettori sarebbe stato Desolation Road, un romanzo che ho amato tantissimo sin dalla prima volta che lo lessi e che risultava ancora inspiegabilmente inedito in Italia.
Quando ne ho parlato con Marco, con cui nel giro di qualche mese avremmo fondato la casa editrice, anche lui si è dimostrato entusiasta del romanzo.
Il fatto che si sia riuscito a pubblicarlo come primo titolo di Zona 42 lo si deve alla generosità di Ian McDonald: l’abbiamo contattato ben prima di partire ufficialmente con l’attività della casa editrice, e lui si ricordava ancora di quel vecchio sito che avevo messo in piedi (si parla della fine degli anni ’90) dedicandolo alla sua attività di scrittore. A quel punto trovare un accordo economico è stato l’ultimo dei problemi, perché lui è stato ben felice di poter vedere il suo primo romanzo finalmente edito in Italia.
Altro aspetto fondamentale che ci ha permesso di rendere la versione italiana di Desolation Road un vero e proprio manifesto editoriale è stato il meraviglioso lavoro di traduzione che Chiara Reali ha fatto con il testo di McDonald. Abbiamo scelto Chiara, nonostante in vita sua avesse letto pochissima fantascienza e non ne avesse mai tradotta, perché eravamo certi che, prima ancora delle sue competenze linguistiche, la sua abilità di scrittrice avrebbe fatto la differenza. E la qualità della sua traduzione ci ha dato ragione.
FRC: Il secondo e il terzo volume che avete proposto sono entrambi parte di due trilogie. Una scelta quasi azzardata, sapendo che le trilogie vanno poi possibilmente pubblicate per intero. Abbiamo già visto il secondo romanzo sia di Grimwood che di Schroeder e mi sento fiducioso di vedere la fine dei lavori.
GR: Col senno di poi non ripeteremmo la scelta fatta allora. Ma non per l’azzardo economico insito nella scelta di pubblicare i tre volumi di Karl Schroeder e di Jon Courtenay Grimwood senza sapere come sarebbero stati accolti dai lettori, quanto piuttosto perché ci siamo resi conto solo strada facendo che non saremmo stati in grado di offrire al nostro pubblico il numero di titoli che speravamo di riuscire a pubblicare.
In altre parole, essersi presi l’impegno con i lettori di portare a termine sia il trittico di Virga che la trilogia arabesca ci ha costretti a rinunciare a pubblicare qualche altro autore che scalpita per avere, finalmente, un’edizione italiana, dato che noi, per come abbiamo strutturato il nostro lavoro, più di quattro, forse cinque titoli, in un anno non riusciamo a produrli.
FRC: Conoscendo la tua diffidenza verso il fantastico nazionale, mi ha quasi stupito vedere pubblicato Dimenticami Trovami Sognami di Andrea Viscusi. Ci sarà spazio per altri autori nostrani?
GR: In Zona 42 siamo convinti che molti dei problemi per chi scrive fantascienza in italia siano riferibili alla qualità delle letture disponibili. Non è un caso che la stragrande maggioranza dei grandi autori internazionali ripetano spesso quanto le loro lettura siano state fondamentali per formarli come scrittori. In Italia soffriamo di una grave carenza di opere contemporanee del nostro genere preferito, di conseguenza chi voglia cimentarsi nella scrittura ha come riferimento testi che sono ormai datati e che, per quanto magari ottimi in sè, non sono in grado di costituire da soli un humus fertile per la creazione di nuove opere di fantascienza, che vale la pena ricordarlo, è forse il genere letterario più legato alla contemporaneità.
Lunghissima premessa per dire che è davvero difficile trovare in Italia autori capaci di offrire al lettore gli stessi stimoli, le stesse suggestioni, dei titoli di provenienza straniera, di quei paesi almeno dove invece il genere gode di maggior salute.
Questo non significa che in Italia non ci siano scrittori in grado di produrre opere dello stesso livello di quelle che più apprezziamo, ma solo che trovarli è decisamente più difficoltoso.
Quindi sì, certo, pubblicheremo molto volentieri altri autori nostrani, ma solo se la qualità delle loro opere sarà la stessa di quelle che ci capita di leggere provenienti da oltreconfine.
FRC: Charles Stross è un altro grosso nome del fantastico che avete proposto. Questo lavoro l’avete strappato a qualche editore concorrente? Come funziona il “mercato degli autori” per una piccola casa editrice?
GR: Charles Stross è uno dei più importanti autori di fantascienza al mondo, dovevamo almeno tentare di pubblicare un suo romanzo. Lo abbiamo contattato, lui si è reso disponibile e comprensivo anche per quanto riguarda l’aspetto economico della questione, vista soprattutto la situazione generale del mercato italiano che lui ben conosce, e siamo quindi riusciti a proporre Arresto di sistema ai lettori.
Più in generale quel che ci è parso di cogliere nei rapporti che abbiamo con gli autori che decidiamo di contattare è la percezione della passione che mettiamo in quel che facciamo: l’attenzione alla traduzione, la cura dell’aspetto grafico e tipografico dei nostri volumi. Non sono aspetti sufficienti a chiudere positivamente tutte le transazioni, ma sono elementi che aiutano molto a rendere credibile e professionale il nostro approccio. Per quanto riguarda invece quel che chiami “mercato degli autori” direi che al momento non abbiamo mai riscontrato problemi particolari. Certo, alcuni autori li abbiamo persi (penso alla Leckie, per esempio), ma vista la storia delle pubblicazioni di fantascienza in italia negli ultimi 10/15 anni, abbiamo davvero l’ìmbarazzo della scelta per quanto riguarda i titoli da proporre.
FRC: Vi faccio i complimenti sia per la qualità dei lavori, dalla scelta dei testi, alle traduzioni fino alle copertine, che per l’attenzione al mercato digitale (gli ebook sono disponibili sia in formato epub che mobi/kindle e, fatto rimarchevole, senza DRM). Come lavorate e qual è la filosofia di vita di Zona 42?
GR: A noi piace pensarci lettori, ancor prima che editori. Tutte le scelte che facciamo sono tese a realizzare quei volumi che noi per primi vorremmo trovare in libreria. Ed è proprio alla nostra esperienza di lettori che ci affidiamo, sia nella scelta dei titoli da proporre, sia nella cura della traduzione (quanti libri di fantascienza abbiamo letto in cui la cura editoriale del testo era poco soddisfacente?), che in quella del progetto grafico.
In questo senso essere così piccoli ci aiuta, perché ci “costringe” a mettere tutte le nostre competenze in gioco, libro dopo libro. A parte le traduzione che affidiamo a fidati professionisti, qui in Zona 42 facciamo tutto letteralmente in famiglia: mia moglie Annalisa, che di mestiere fa la grafica, si occupa della cura estetica dei nostri libri, Elena, la moglie di Marco, si occupa della lettura e della correzione delle bozze, io e Marco facciamo tutto il resto.
FRC: Come ti ho confessato a Stranimondi, sono indietro di un paio di vostre letture (ora tre, considerando l’ultimo uscito) ma conto di rimediare al più presto. Però resto un accumulatore seriale e già prenoto ad occhi chiusi le vostre prossime uscite. Cosa prevede il piano editoriale di Zona 42?
GR: A Stranimondi abbiamo avuto l’onore di presentare in compagnia di tutti i nostri traduttori i libri che arriveranno il prossimo anno. Il nostro programma per il 2016 prevede la pubblicazione in gennaio di Maul (il titolo italiano è in via di definizione) di Tricia Sullivan, che per noi rappresenta il romanzo ideale per dare finalmente spazio a una voce femminile nel nostro catalogo. Di seguito arriveranno Sole pirata di Karl Schroeder, volume conclusivo della trilogia di Virga e Fellahin, il terzo romanzo di Jon Courtenay Grimwood con protagonista Ashraf Bey. Quindi sarà la volta di Elysium, il romanzo d’esordio di Jennifer Marie Brissett che le è valso una menzione d’onore all’ultima edizione del Premio Philip K. Dick, oltre ad un posto tra i finalisti del Premio Locus, forse il più importante premio conferito dalla critica negli Stati Uniti. A questi quattro libri speriamo di aggiungere un nuovo romanzo italiano, ma al momento non possiamo ancora rivelare autore o titolo.
FRC: Il mercato digitale è ricco di lavori che gli autori autopubblicano, per scelta consapevole o per non avere la possibilità di accreditarsi presso una casa editrice. Considerata anche la legge di Sturgeon che regna sovrana in tutti i campi, avete avuto contatti con questo mondo o addocchiato qualcosa che starebbe bene nel catalogo di Zona 42?
GR: Siamo piuttosto sospettosi rispetto al mondo delle autoproduzioni, che per come si è sviluppato in questi ultimi anni si è trasformato in un vero labirinto per il lettore, che si ritrova circondato da n-mila titoli senza una mappa che possa aiutarlo ad orientarsi nella qualità delle proposte.
Detto questo, noi non smettiamo di provarci: dopotutto Andrea Viscusi lo abbiamo scoperto grazie alla lettura di una sua antologia di racconti autoprodotti (Quattro apocalissi, consigliatissimo!).
Tra gli autori letti in questi mesi non posso non citare almeno Lucia Patrizi, il cui My Little Moray Eel (il titolo inglese non tragga in inganno, ché si tratta di un romanzo italianissimo) mi ha davvero impressionato, per solidità di trama e bontà della scrittura.
FRC: Grazie per la chiacchierata, Giorgio. In bocca al lupo per tutte le tue attività e arrivederci davanti a una birra.
GR: In effetti dopo tutte queste chiacchiere una birra ci starebbe proprio bene. Il primo giro lo offro io!
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