L’uomo del censimento, recensioni #2

Pulp Libri ha pubblicato una splendida recensione a L’uomo del censimento, firmata da Mariana Marenghi, che esplora molte delle suggestioni di cui è ricchissimo il romanzo di China Miéville.

Buona lettura!


 

Mémoire dell’apocalisse

“Il sogno di un ponte è quello di una donna ferma sull’orlo di un dirupo che fa un passo avanti come se il suo compito fosse morire, ma il piede, scendendo, tocca terra dall’altra parte. Il ponte è leggermente meglio della mancanza di un ponte, ma il suo orizzonte è la continuità…”

Che China Miéville non fosse un autore ordinario già si sapeva. Che fosse visionario, intelligente e con una buona dose di impegno politico e sociale, lo aveva ampiamente dimostrato nei suoi romanzi precedenti, uno su tutti Perdido Street Station. Di etichette gliene sono state attaccate molte, da quella dello scifi a quella del new weird, ma non siamo molto sicuri che il suo ultimo romanzo breve – o racconto lungo, L’uomo del censimento, possa davvero essere definito da un’etichetta. Tra horror e noir, grottesco e mistery, fantascienza e urban fantasy, L’uomo del censimento è un esempio magistrale di come il contenuto possa, alla fine, avere il potere di distruggere qualsiasi forma di narrazione conosciuta.

Ma andiamo con ordine.

La casa editrice emiliana Zona 42, si sta facendo conoscere per la sua ricerca attenta di autori e storie in grado di dare qualcosa in più rispetto alla più conosciuta letteratura di genere. Autrici come la brava Nnedi Okorafor o l’esordiente Elisa Emiliani sono solo alcune delle ultime pubblicazioni. Dall’aprile 2019, infine, Zona42 pubblica anche un autore come China Miéville e lo fa con il romanzo breve This Census Taker – questo il titolo originale – finalista al Premio Hugo 2017, tradotto in modo impeccabile da Marina Testa.

L’uomo del censimento inizia con un’immagine molto forte. Un bambino di nove anni sta correndo a perdifiato giù da una collina. Urla stravolto affermando di aver visto la madre uccidere il padre, o forse viceversa. Da qui, e per tutte le 187 pagine del romanzo, cerchiamo, insieme a questo bambino, di trovare una risposta alla manciata di ricordi frastagliati e sconvolti di quell’unico momento, traumatico e irripetibile. A raccontare questa indagine dai contorni fumosi, e profondamente noir, è il bambino stesso oramai adulto. Come in un mémoire – o forse più un flusso di coscienza – il protagonista, di cui non sapremo mai il nome, cerca di ricostruire l’accaduto e, nel farlo, ci racconta anche il mondo in cui vive, ai confini della realtà.

Quello de L’uomo del censimento è un mondo post-apocalittico in cui l’autore ci prepara al weird in ogni pagina. Fruscii, buchi oscuri nella roccia, movimenti percepiti ma mai palesati e venti che improvvisamente si alzano portando con loro polvere e stranieri, sono solo alcuni elementi di un paesaggio ostile e sottile, con cui l’uomo ha imparato a convivere, che ha punti di tangenza con quello che conosciamo, ma sembra attraversato da esistenze estranee alla vita umana e animale, oscure e potenti. Il mondo che ci descrive China Miéville è anche fatto di un realismo disarmante, di quotidianità familiari, duro lavoro, emarginazione e discriminazione. Un mondo in cui due città, divise da un burrone e unite da un ponte, si dividono la miseria di una vita costruita sulla fatica e i sacrifici, dove la legge è temuta da tutti ma non rispetta nessuno, non deroga nulla, si aggrappa ai fatti lì dove, al posto dei fatti, c’è solo polvere e ambiguità.

L’intero romanzo è attraversato dall’estenuante ricerca di verità che il bambino/narratore intraprende già dalle prime pagine, quando, confuso, cerca di raccontare l’orrore che a cui ha assistito. Ma sino alla fine del racconto, sarà difficile ricostruirla. La società descritta da China Miéville, infatti, così ligia alle regole, è la stessa che cerca prove oggettive, chiare e schiaccianti in un mondo fatto di visioni soggettive, interpretazioni personali, non detti e segreti mai svelati.

Gli unici che sembrano “ragionare”, in questo mondo senza punti fermi, sono i bambini che sanno, e vedono, molte più cose dei grandi. Il gruppo di orfani accattoni e ladruncoli, che vive tra le case abbandonate sul ponte, è l’unica entità che sembra riuscire a vedere le cose per quello che sono; non a caso è anche l’unico ‘personaggio’ capace di fornire un insegnamento al nostro bambino/narratore. E lo fa tramite una metafora, quella delle lucertole rinchiuse da piccole nelle bottiglie di vetro per il divertimento del pubblico. Proprio quella bottiglia dei divertimenti diventa il simbolo di una società che si plasma in base ai condizionamenti ricevuti, agli incontri fatti, alle categorie in cui uomini e cose vengono iscritti e censiti.

La vera rivoluzione di questo romanzo, però, non sta né nella storia narrata, né nell’ambientazione post-apocalittica e iper-realistica, né nella denuncia sociale che ben conosciamo in Miéville. La grande originalità de L’uomo del censimento è, prima di tutto, formale: in un testo in cui domina la precarietà, Miéville mima stilisticamente l’ambiguità, l’incertezza, i “forse” e i “vedremo” dell’universo cui ha dato vita. A questo scopo ‘rompe’ la forma narrativa della prima persona e sin dalla prima pagina ci ritroviamo sbalzati dall’io narrante alla terza persona, passando anche da un tu generico in cui il narratore sembra voler parlare direttamente al “sé” bambino.

Rincorriamo, così, la narrazione tra il presente di chi sta narrando e i suoi ricordi che oscillano essi stessi, tra quelli dei giorni immediatamente successivi al tragico evento che ha segnato la sua esistenza, ad altri, precedenti allo stesso, con cui cerca di ricostruire, in un quadro più generale, la sua vita e quella dei genitori. Come in una lunga seduta psicanalitica, China Miéville fa confluire nelle sue pagine tutta la vita, i pensieri, i ricordi, i timori e le paure del suo protagonista, lasciandole libere di essere, semplicemente, narrazione soggettiva.

E se il contenuto rompe la forma, anche il messaggio che China Miéville vuole darci è potente ed esplosivo. Ogni lettore è esattamente come la lucertola condizionata dalla bottiglia in cui è intrappolata: sarà capace di leggere solo i messaggi che è in grado di vedere.

E l’uomo del Censimento? Chi è? Che ruolo ha in questo universo così ricco e allucinato? Dovrete andarvelo a cercare, da soli, nel libro di China Miéville.

E qui si è già detto troppo.

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