Pubblichiamo anche sul nostro sito il pezzo che Elvezio Sciallis ha dedicato a Zona 42 e all’uscita di Dimenticami Trovami Sognami. Viste le dimensioni dell’articolo originale abbiamo pensato di dividerlo in due parti. In questa prima parte vi riproponiamo l’intervista con Giorgio Raffaelli, che con Marco Scarabelli ha fondato Zona 42. Nei prossimi giorni arriverà invece l’intervista con Andrea Viscusi, il primo autore italiano pubblicato dalla nostra casa editrice.
1) Perché una nuova casa editrice? Cosa te lo ha fatto fare? Pensavi ci fossero buchi e lacune da coprire, nicchie nelle quali prosperare?
Io e Marco abbiamo deciso di fondare Zona 42 perché eravamo stanchi di non trovare più in libreria quel tipo di libri che sono stati indispensabili nel nostro percorso di lettori.
Ritenendo la fantascienza il tipo di letteratura più utile e divertente per esplorare il presente, ci siamo detti che forse era il caso di provare a pubblicarla da soli, visto che nessun grande editore (e per grande mi riferisco alle dimensioni economiche piuttosto che alla qualità della proposta culturale) pare essere disposto a investire un euro in progetti simili. A questo aggiungici la soddisfazione di condividere – finalmente! – con altri lettori il piacere che ci hanno regalato certi libri ancora inediti in Italia.
Non credo che con Zona 42 diventeremo ricchi, ma di sicuro non ci rimarrà il rimpianto di non averci nemmeno provato.
2) In cosa pensate di essere diversi da altre case editrici di sf e dintorni? E, al contrario, hai modelli di riferimento sia per quanto riguarda l’operato di intere case editrici (italiane ed estere) che per quel che riguarda l’azione di qualche singolo scrittore/saggista/critico/traduttore/mover?
Se ci guardiamo intorno, tutta ‘sta quantità di case editrici dedite alla fantascienza non la vediamo mica…
Certo, c’è Delos Books, che tra tutti gli editori è quello che dedica più attenzione al nostro genere preferito, ma la casa editrice milanese negli ultimi anni ha deciso di dedicarsi esclusivamente all’editoria elettronica. Poi ci sono case editrici storiche come Fanucci, per cui la fantascienza è diventata sempre più marginale. e altri marchi che si stanno dedicando al genere a corrente alternata come Gargoyle (che privilegia il fantasy) e Multiplayer, che dopo l’exploit de La ragazza meccanica sembra essere intenzionata a proporre qualche altro titolo fantascientifico.
Ma non c’è nessuno che come noi pone la fantascienza al centro del proprio progetto editoriale.
I nostri modelli sono comunque altri. Se dobbiamo pensare a una casa editrice che si è distinta negli ultimi decenni per coerenza e qualità della propria proposta, costruendosi una reputazione e diventando un riferimento per una bella fetta di lettori, questa è senza dubbio minimum fax. Pur proponendo tutt’altro genere di letture, ci piacerebbe costruire nel tempo un’identità altrettanto forte anche per Zona 42.
Io e Marco prima di essere editori siamo e rimaniamo comunque lettori, e come tali il nostro obiettivo è realizzare libri che a noi per primi piacerebbe trovare in libreria, ponendo la massima attenzione alla qualità delle scelte, al livello della traduzione, e alla cura editoriale riservata ad ogni nostro volume.
3) Avete una linea editoriale ben precisa o operate le vostre scelte su un puro criterio qualitativo senza guardare a tematiche e trend? E credi di essere influenzato da supposte esigenze del pubblico o pensi di operare esclusivamente in base a tuoi desideri, “didattici” o meno che essi siano?
Cerchiamo di offrire uno sguardo ampio sulla fantascienza migliore degli ultimi decenni, non privilegiando un tema o una moda, quanto piuttosto la qualità della narrazione. I nostri titoli sono piuttosto variegati nel tipo di fantascienza che propongono. La caratteristica che li accomuna è la capacità di trasmettere al lettore quel senso del meraviglioso che è l’elemento che distingue i buoni libri nel mare magnum della letteratura. Non che il sense of wonder sia appannaggio esclusivo della fantascienza, ma di certo è una sua qualità tipica cui il genere non può proprio rinunciare, se vuole avere qualche speranza di sopravvivenza.
Il pubblico può certo indirizzare le nostre scelte, ma visto che siamo appena nati ci arroghiamo il diritto di scegliere tra i libri che più ci son piaciuti, e abbiamo le idee piuttosto chiare in merito. E no, in queste scelte non c’è alcun intento didattico, piuttosto la volontà di condividere con il più ampio pubblico possibile il piacere che noi abbiamo provato al momento della prima lettura dei libri che proponiamo.
4) Come e perché avete scelto Andrea?
Conoscevo virtualmente Andrea Viscusi da qualche anno grazie al suo blog Unknow to Millions. Sapevo che scriveva, ma solo nel 2013 ho letto un suo ebook autoprodotto (sono piuttosto restio a provare gli autori autoprodotti, l’esperienza mi dice che è davvero raro trovare qualcosa di buono nella quantità enorme di produzioni fatte in casa). Per la scoperta dei racconti di Andrea devo ringraziare un amico che ne consigliava la lettura sul proprio blog (grazie Eddy!). Una volta letto Quattro apocalissi mi son reso conto di aver tra le mani qualcosa di parecchio diverso da quel che avevo letto fino a quel momento nell’ambito della fantascienza italiana. Nel frattempo è nata Zona 42 con l’obiettivo specifico di riportare la buona fantascienza nelle librerie italiane.
Dopo aver programmato i nostri primi titoli, tutti di provenienza anglosassone, io e Marco abbiamo iniziato a guardarci attorno per vedere se ci fosse qualcosa di valido prodotto in Italia. Uno dei primi nomi che abbiamo contattato per verificare la possibilità di un’eventuale pubblicazione è stato proprio Andrea Viscusi, che aveva già per le mani un romanzo, anche se in quel momento (primavera 2014) non era in grado di garantirne la disponibilità, essendo impegnato in un concorso.
Il resto è storia: RetCon (questo il titolo della prima stesura di Dimenticami Trovami Sognami) non ha vinto quel concorso e Andrea ce l’ha passato in lettura. Noi l’abbiamo apprezzato fin da subito, pur sollevando qualche riserva su alcuni aspetti del testo. Andrea si è messo al lavoro, riscrivendo alcune parti, limandone altre e discutendone altre ancora. Dopo un lavoro di parecchi mesi siamo arrivati alla stesura definitiva che abbiamo pubblicato con piena soddisfazione nostra e dell’autore.
5) Che tipo di editing c’è stato? Quali per voi i principali problemi del romanzo e come avete tentato di risolverli? Andrea è stato ricettivo o ha resistito?
L’editing si è sviluppato in alcune fasi distinte, partendo comunque da una base molto solida (alcune parti del testo sono arrivate praticamente inalterate alla pubblicazione).
La prima fase ha comportato la riscrittura di quelle porzioni del testo che in prima lettura abbiamo trovato narrativamente deboli o comunque poco efficaci nel complesso del lavoro. A questa fase è seguita una limatura del testo che ha comportato un intervento minuto sui singoli paragrafi/frasi/parole e quindi la caccia all’errore, per ridurre al minimo la presenza di refusi nel testo. Andrea è stato sin da subito molto disponibile, comprendendo le nostre ragioni e ribadendo le proprie. Nel corso del lavoro sul romanzo si è costruito un ottimo clima di fiducia reciproca, che ha aiutato enormemente il lavoro di rifinitura del testo.
6) Cosa dicono per ora di voi i fan sf italiani? Siete soddisfatti delle reazioni? E, a prescindere dai singoli fan, come vi stanno trattando i siti e le riviste online del settore?
Uno degli aspetti migliori del nostro debutto editoriale è stato l’entusiasmo che ha seguito ogni singola fase della vita di Zona 42. Prima di debuttare come editori noi eravamo dei signor nessuno per la stragrande maggioranza dei lettori. Certo, io ho qualche anno di esperienza nel fandom con il blog dell’Iguana, ma non ho mai avuto chissà quale seguito. Eppure fin da subito le reazioni ai nostri primi approcci col mondo là fuori sono state davvero soddisfacenti. Abbiamo avuto la netta sensazione che tra i lettori ci fosse davvero fame di buoni libri e, soprattutto, di buoni editori. Editori cioè che pongano al primo posto la qualità della propria proposta (nessun compromesso sulle traduzioni, volumi tipograficamente ben fatti, cura professionale di tutte le fasi della produzione) e al contempo mettano il lettore al centro del proprio progetto. Credo che esserci posti fin da subito con la massima trasparenza abbia aiutato a creare un circolo virtuoso tra noi e i lettori. In questi giorni compiamo il nostro primo anno di attività “ufficiale” e nonostante l’inesperienza e la scarsità di risorse, siamo piuttosto soddisfatti del percorso fatto finora.
Se da un lato il rapporto con i lettori è senza dubbio ottimo, anche quello con i concorrenti si è improntato finora alla massima disponibilità e collaborazione. Non abbiamo mai avvertito ostilità da parte di chi è sul mercato da molto più tempo di noi. Curiosità, questo sì, ma nessuna reticenza, anzi: uno degli episodi che ricordo con maggior piacere è stato lo scambio di mail con Silvio Sosio, boss di Delos, che all’uscita del nostro primo ebook mi ha scritto per darmi un paio di consigli tecnici assolutamente fondamentali per rendere i nostri libri digitali ancora migliori.
Quindi sia i lettori che i concorrenti si son dimostrati ad oggi i nostri migliori alleati. Quello che forse ci aspettavamo era un supporto maggiore da parte di quella manciata di siti e blogger che si fanno vanto della loro passione per la fantascienza e la letteratura di genere. Non capita tutti i giorni di veder spuntare un nuovo editore sulla piazza, soprattutto uno che inizia pubblicando nomi come McDonald, Schroeder o Grimwood. Eppure il silenzio da certi angoli del web è stato piuttosto assordante. (Le eccezioni non sono mancate, vedi Nocturnia, per esempio, o Hyperhouse, o Cronache di un sole lontano, che più di una volta han dato visibilità alle nostre proposte).
Paradossalmente abbiamo ricevuto molta più attenzione da siti e riviste che mai ci saremmo aspettati ci considerassero, vedi Wired (per sparare un nome grosso) o Satisfiction, ma anche blog come quelli de La Leggivendola, Gerundio presente o Osservatori Esterni.
7) Io credo che la qualità di una scena la si valuti non solo in base a quello che viene pubblicato ma anche tenendo conto della critica settoriale, dell’insieme di discussioni e discorsi che circondano l’oggetto fantascienza. Sotto questo punto di vista, prescindendo quindi dalle pubblicazioni di narrativa, quale pensi che sia lo stato di salute della fantascienza in Italia?
Ehm… c’è una domanda di riserva?
In Italia già parlare di una “scena fantascientifica” fa quasi scappare da ridere, che gli appassionati attivi in rete si contano nell’ordine delle poche decine, figuriamo i critici…
Del resto questo è il risultato di 10/15 anni in cui la letteratura di fantascienza è diventata sempre più rara nelle librerie (se si escludono le ennesime ristampe di Dick, Asimov e pochi altri), e si fa fatica a discutere criticamente di un genere quando i testi su cui basare il potenziale ragionamento critico non si trovano. Il risultato più eclatante di questa situazione è ritrovarsi con la maggior parte dei lettori che si trova a discutere/ricordare/rimpiangere la fantascienza di 40/50/60 anni fa, quasi come se dopo gli anni ’70 dello scorso secolo non fosse uscito più nulla degno di nota.
Piuttosto paradossale per un genere in cui l’indagine del futuro dovrebbe essere il pane quotidiano…
Come Zona 42 contiamo sul fatto che peggio di così le cose non possano andare e che una volta toccato il fondo è quasi inevitabile che qualcosa ricominci a muoversi. Speriamo solo di aver scelto il momento giusto.
8) Da editori di fantascienza, che rapporto avete con la tecnologia? Quali le vostre considerazioni sul formato elettronico? Come impiegate i vari social network e siete soddisfatti del tipo di risposta che ottenete sugli stessi?
Senza la rete noi non esisteremmo neppure, già questo credo che risponda alla tua domanda. Io ho ricominciato a leggere fantascienza alla fine degli anni ’90 grazie alla scoperta dei gruppi di appassionati che facevano capo alla Mailing List di Fantascienza. È grazie alla rete che ho conosciuto chi con i libri ci lavorava, chi li traduceva, chi semplicemente ne chiacchierava. Da questi germi di vita fantascientifica è nato il progetto della nostra casa editrice.
Zona 42 è quindi legata a doppio filo alla rete, sia alla sua storia (vedi quel che dicevo un attimo fa) sia alla sua incarnazione social attuale. Quel che è certo è che però qui, in Italia, la rete, e il formato digitale, che è un suo stretto parente, non sono sufficienti a mantenere in vita un progetto come il nostro. Per questo motivo la maggior parte dei nostri sforzi va in direzione delle librerie e dei librai, perché abbiamo un bel da parlare della rete, ma sono ancora i libri il fulcro attorno a cui gira la nostra attività.
Questo non significa ignorare le potenzialità del testo digitale, su cui continuiamo a puntare molto, ma piuttosto considerare con un bel po’ di pragmatismo la realtà che ci circonda. Se dovessimo lavorare solo con il digitale non ci potremmo permettere di pagare le traduzioni dei nostri libri. I numeri non ce lo permetterebbero, sia per il prezzo di copertina troppo basso che il mercato ha imposto agli ebook, sia per la quantità di libri digitali venduti, che sono ahimè troppo pochi per poter contare unicamente su quel canale di distribuzione.
9) Ci sono particolari trend editoriali, nel campo della fantascienza, che ti stanno incuriosendo in modo particolare e ti sembrano promettere bene?
Non credo ai trend editoriali che sono per la maggior parte figli di un sistema commerciale che privilegia la ripetizione di un modello, piuttosto che la ricerca di prodotti di qualità a prescindere dal canone di riferimento. Credo nella lettura curiosa, nel testo in grado di sorprenderti, nel colpo di fortuna che ti fa incontrare l’autore giusto al momento giusto.
10) Al contrario, quali derive contemporanee non sopporti in questo genere letterario?
Non mi piace la rincorsa al sapore del momento. Che sia il fantasy tardo-adolescenziale di qualche anno fa, lo steampunk che l’ha seguito o l’urban fantasy attuale. Non è con l’etichetta giusta che si forma una nuova generazione di lettori. Magari l’etichetta aiuta a orientarsi, ma sono i buoni libri che creano i buoni lettori. (Che detto così suona davvero figo, poi nella realtà è un altro paio di maniche…)
11) Avete pubblicato un autore italiano. Hai idea di cosa significherà? State già ricevendo materiale non sollecitato? Pensate di continuare a pubblicare scrittori italiani?
Ancor prima di pubblicare Andrea Viscusi abbiamo ricevuto qualche testo in lettura. Non incentiviamo questa pratica (sul nostro sito non c’è alcun riferimento all’invio di manoscritti), non perché non crediamo ci sia qualcosa di buono là fuori, semplicemente perché non abbiamo il tempo per occuparcene come la faccenda meriterebbe. Zona 42 siamo io e Marco. Entrambi abbiamo un altro lavoro e una famiglia, che ci supporta (per fortuna!) ma che non ci lascia troppo spazio oltre a quello che ci prendiamo per curare il lavoro ordinario della casa editrice, che si divide equamente tra la produzione dei nuovi titoli (dal rapporto con autori e agenzie, a quello con i traduttori, al lavoro di revisione, impaginazione etc. etc.) e il lavoro commerciale/amministrativo di rapporto con le librerie, tipografia, posta, etc. etc.
Abbiamo tutte le intenzioni di pubblicare altri autori italiani. A patto di trovare un altro testo che, come quello di Viscusi, non abbia nulla da invidiare ai grandi nomi della letteratura internazionale.
12) E a proposito di scrittori italiani, segui la scena del self publishing? Hai opinioni al riguardo?
Credo che l’autopubblicazione possa rappresentare un’ottima palestra per quegli autori che vogliano mettersi in gioco e crescere nel tempo, ma troppo spesso si riduce a un’autoreferenzialità imbarazzante, che purtroppo sembra diventare evidente solo a chi si affaccia da fuori a dare un’occhiata.
13) Domanda obbligatoria ma sempre piacevole da farsi: quali sono i progetti per il futuro?
Per quest’anno ci aspetta tra pochi mesi l’uscita di Halting State di Charles Stross, a cui seguiranno Effendi, ovvero il secondo capitolo della trilogia arabesca di Jon Courtenay Grimwood e Queen of Candesce, un’altra avvincente sarabanda nel mondo di Virga di Karl Schroeder. Stiamo poi lavorando per ottenere i diritti di un paio di romanzi che credo possano rappresentare un’altra bella boccata d’aria fresca nel panorama letterario nostrano. Ma è prematuro parlarne ora.
14) Un disco, un libro, un film recenti e tre perché.
Tocchi un tasto dolente, che negli ultimi anni la scoperta di nuovi dischi è diventata attività sempre più rara. Diciamo che la sorpresa più piacevole di questi ultimi mesi è stato scoprire i podcast di Battiti, una trasmissione notturna di Radio Tre dedita a un mix tra musica nera, musica sperimentale, jazz e cose strane (per me!) in generale. Ho scoperto un sacco di musica straordinaria che nemmeno sapevo esistesse! Ma se devo citare un disco, allora cito RetCon, il djset che Andrea Viscusi ha preparato come colonna sonora del suo romanzo. Non ascolto abitualmente musica elettronica, forse per questo motivo ho ascoltato con interesse la proposta di Andrea, e devo dire che tenerla in sottofondo mentre rispondevo a quest’intervista mi ha aiutato a focalizzarne i temi più importanti (o al contrario, a farmi deragliare completamente, ovvio che la colpa è della musica, mica mia…).
Tra i film visti di recente (anche qui, molti meno di quelli che ero abitato a vedere un tempo, mannaggia alla fantascienza!) mi piace ripensare a Under the Skin. Anche in questo caso vale un po’ quello che dicevo per la musica: mi piace essere sorpreso, non aspettarmi niente e poi rimanere folgorato da una storia e una visione davvero potenti, come quelle del film di Jonathan Glazer.
Per i libri forse la faccenda è più semplice. La difficoltà semmai sta nel non parlare troppo, che se dovessi citare il titolo più importante letto ultimamente, sarebbe quello di un romanzo di cui stiamo cercando di ottenere diritti per una prossima edizione italiana. (Se lo faccio poi Marco mi aspetta fuori casa per farmi la pelle…). Rimedio citando i due titoli che più mi hanno impressionato tra le letture del 2014. Il primo è Il porto degli spiriti, di John Ajvide Lindqvist, un romanzo di mostri e fantasmi, di perdite, di nebbie, e di amori per cui una vita non basta. Dolce e tremendo, spaventoso nella consapevolezza di quanto sia complicato stare al mondo, e incredibile nel racconto della quotidianità dei suoi personaggi. Un gran bel romanzo, insomma, che sarà pure horror, ma che ciò nonostante a me è piaciuto davvero molto (purtroppo, come vedete, Giorgio ha anche grossi difetti e lacune terribili, tipo questa sua avversione per i generi letterari davvero stupendosi, NdElvezio). Il secondo libro è un altra storia che arriva dal profondo nord: Che ne è stato di te, Buzz Aldrin? di Johan Harstad. Un romanzo che affronta con trasparenza, lucidità e un’irragionevole delicatezza, un tema complicatissimo come quello del disagio sociale e del disturbo mentale, con pagine che sono pura meraviglia da leggere.
15) Ti ringrazio per la lunga chiacchierata, c’è qualcosa che vorresti aggiungere mentre saluti i lettori?
Per prima cosa ti ringrazio dell’occasione che ci hai offerto di parlare del nostro progetto. Conoscendo e frequentando Malpertuis da parecchi anni, so bene quanto quest’intervista sia cosa eccezionale.
Per concludere questa chiacchierata voglio ringraziare tutti quei lettori che ci hanno dato fiducia, che hanno comperato e letto i nostri libri, che ne hanno parlato, che ci hanno segnalato le loro librerie di riferimento. L’abbiamo già detto: senza il vostro sostegno un progetto di microeditoria come il nostro non ha speranze di sopravvivenza.
Rinnovo quindi l’invito a tutti i lettori di Malpertuis, che magari sono curiosi di saperne di più di quello che facciamo, di visitare il sito di Zona 42 e metterci alla prova.
Buone letture!
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