La fantascienza può essere (ed è) molte cose. È futuro, è presente, è passato e per questo è memoria.
E la memoria ha tanti volti. C’è quella legata ai ricordi, c’è quella legate ai luoghi, c’è la memoria genetica e c’è la memoria evolutiva.
Daryl Gregory in questo suo racconto lungo intreccia queste differenti memorie per indicarci un sentiero. Un sentiero di vita, di sopravvivenza e di speranza.
Un sentiero da percorrere in nove giorni lunghi quasi novant’anni che conduce attraverso un mondo complesso e complicato dove evolversi è sopravvivere. Ma dove evolversi è anche, e soprattutto, vivere. E non in contrapposizione all’invasione aliena in corso, ma in qualche modo insieme a essa.
Gregory celebra la straordinaria normalità delle emozioni che non possono, e non devono, cedere il passo alla sopravvivenza. Lo fa con un tratto morbido che riesce a rendere affilato rivolgendosi, a volte, a una fantascienza più classica.
Evolvere è ricordare perché sono i ricordi, quelli più forti e importanti, a catalizzare il cambiamento.
E sono quei ricordi, in una sorta di darwinismo emotivo, a determinare cosa porteremo con noi per sempre.