Paul Di Filippo su Elysium, di Jennifer Marie Brissett

Condividiamo con molto piacere con i nostri lettori la recensione che Paul di Filippo ha dedicato ad Elysium comparsa in origine su Locus online.
Ringraziamo Paul Di Filippo per averci concesso il permesso di tradurre e pubblicare il suo articolo.
Traduzione di Alessandra Cristallini.


 

PaulDiFilippoSe Carol Emshwiller – indiretta e delicata – avesse collaborato con Samuel Delany – diretto e brusco – probabilmente si sarebbe ottenuto un risultato simile al notevole romanzo di esordio di Jennifer Brissett, Elysium: una sorta di fantasia sull’identità e sulla personalità, su cosa è superficiale e cosa è fondamentale per entrambe. Ovviamente si sarebbe ottenuto lo stesso risultato se un fittizio Carl Emshwiller – trasparente e scioccante – avesse collaborato con Samantha Delany – misteriosa e contorta.

Quando scoprirete la natura della storia di Brissett mi perdonerete il cambiamento dei generi di Delany e Emshwiller, e l’aver invertito le caratteristiche percepite della loro scrittura. E dopotutto, la mia assegnazione iniziale dei loro stili non è forse incompleta o fuorviante, non abbastanza esplicativa della profonda identità di ciascuno dei due scrittori?
Perché se Emshwiller può essere indiretta e delicata nelle sue opere, anche Delany senza dubbio dimostra tali caratteristiche. E allo stesso modo, se Delany a volte è diretto e brusco, lo stesso si può dire di Emshwiller. Ognuno di questi autori famosi non può essere ridotto a un sottoinsieme della sua identità completa. Ed è proprio ciò di cui parla Elysium: scoprire cosa è essenziale sotto pressione.

Elysium Cop 663x900La storia sembra iniziare nel presente. Una donna di nome Adrianne vaga nella sua città così amorevolmente delineata (Brissett mostra grande affetto per il mondo esterno, e lo dipinge in maniera meravigliosa). Si vede costretta a rinunciare a un pranzo con la sua amica Helen, poi torna a casa da Antoine, il suo compagno. Vediamo che c’è della tensione emotiva tra i due. Fine del capitolo. Ah, già, gli avvenimenti sono stati inframmezzati dalle diagnosi computerizzate di una sorta di intelligenza artificiale sconosciuta.

Si procede con il capitolo 2. Di colpo Adrianne diventa Adrian, compagno di un uomo malato (terminale?) di nome Antoine. Nel capitolo 3 fa ritorno Adrianne, con “Antoinette” morta e Helen che viene a consolarla. Ad intervalli continua a spuntare il monologo frammentato del computer.
Nel capitolo 4 cominciano davvero a fiorire le stranezze: siamo in un Nord America colonizzato da un Impero Romano tecnologicamente avanzato. Ora Adrianne è una vergine vestale. Attraverso tutte queste sequenze e trasfigurazioni rimangono due costanti: una ferita alla testa e una relazione intima tra Adrian/Adrianne e Antoine/Antoinette. E la narrativa si sviluppa in passi contorti, in una spirale che ci porta nelle profondità di questo universo frammentato finchè non raggiungiamo ciò che ci sembra la quintessenza.
Non per rovinarvi la sorpresa, ma alla fine scopriamo che la Terra ha subito un cataclisma e che Adrian ha giocato un ruolo centrale nella lotta contro l’apocalisse. Come risultato delle misure intraprese è stato intrappolato in questo vortice di cambi di identità. Avrà mai fine questo ciclo, o lo dovrà ripetere in eterno?

JenniferMarieBrissettBrissett gestisce questo elemento non innovativo per la fantascienza come se fosse appena nato. I sottili cambiamenti delle identità e delle circostanze dei suoi personaggi così profondamente sentiti servono a farci riflettere, come dicevo prima, su cosa forma gli elementi più profondi del sé e della personalità, e cosa è superficiale.
La sua trama obliqua forma un contrasto coraggioso ed efficace con altre narrative più lineari. E per quanto il suo modo di trattare il tema sia perspicace e personale, si rifà anche a parecchi predecessori. Ci sono sentori del film Dark City, di Engine Summer di John Crowley, e di Non ho bocca e devo urlare, di Harlan Ellison. Anche se l’intelligenza artificiale di Brissett non è malvagia (il suo computer globale si dimostra simile alla mente planetaria che appare in Ventus di Karl Schroeder) ci si sente comunque intrappolati in una realtà secondaria. Nel concetto di una nebbia che trasforma i corpi noto un piccolo omaggio a un mezzo simile sfruttato dagli Inumani nei fumetti Marvel. E un paio di ali metalliche con lame letali fanno pensare alla trasformazione occasionale di Angelo degli X-Men in un essere dotato di simili ali.
La visione di Brissett di un futuro cupo per l’umanità non è destinata a generare sorrisi spensierati. Ma si controbilancia alla sua asserzione che l’amore è più forte della morte, e che qualcosa di essenziale alla radice di ogni persona sopravvive al caleidoscopico girare della Grande Ruota degli avatar, cosa che induce speranza e fierezza nelle capacità della nostra specie.

Paul Di Filippo è scrittore di professione da oltre trent’anni, e ha pubblicato quasi altrettanti libri. Vive a Providence (RI) con la sua compagna Deborah Newton con cui ha trascorso ancora più anni.

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