Real Mars, recensioni #11

Tra una decina di giorni sarà disponibile Madre Nostra di Stefano Paparozzi. Per stemperare l’attesa vi proponiamo un pezzo dedicato al nostro ultimo romanzo italiano, quel Real Mars, di Alessandro Vietti, che tanti consensi ha ricevuto dentro e fuori dal genere.

L’articolo che segue è stato pubblicato in origine su Lezioni sul domani, l’ottimo sito gestito da Elena di Fazio e Giulia Abbate.


Real Mars, di Alessandro Vietti

Oggi parliamo di un libro pubblicato da quella che è entrata di prepotenza nella lista delle nostre case editrici preferite (Zona42, di cui abbiamo già recensito Desolation Road e Dimenticami Trovami Sognami). Zona42 continua a fare un ottimo lavoro con un catalogo intelligente e coraggioso, a cui si aggiunge il secondo titolo di un autore italiano: Real Mars di Alessandro Vietti, uscito quest’anno in e-book e cartaceo.

In un futuro non troppo lontano, la prima missione umana su Marte rischia di non avere fondi a sufficienza per partire. La soluzione? Trasformarla in un reality show con canali dedicati e far vivere agli utenti le storie, i dolori, le vicissitudini dei quattro astronauti in viaggio. Con tutta la morbosa spettacolarizzazione che ne consegue, a partire dalla domanda che una sinistra veggente pone al pubblico durante la prima puntata: chi è il misterioso quinto membro dell’equipaggio?

Sulla base di questo plot, Alessandro Vietti costruisce un thriller ben congegnato e ricco di suspense, che omaggia la space opera e la inserisce in un contesto di critica sociale sui mass-media. (Non a caso, tra l’altro, il “Grande Fratello” stesso fu una citazione fantascientifica da Orwell.) Marte e la sua conquista vengono esplorati attraverso i linguaggio dei format televisivi, della pubblicità e attraverso il gap tra la realtà effettiva e quella percepita e distorta del reality. Il “quinto membro”, al di là degli sviluppi della vicenda, è il pubblico, l’occhio onnipresente che scruta nelle vite dei protagonisti; ma anche il lettore stesso, che l’autore introduce nelle vite degli astronauti e del pubblico televisivo, a sua volta personaggio dell’opera con tutte le sue sfaccettature.

Quello che ho apprezzato di più è il clima di crescente tensione che si respira nel romanzo, che l’autore è molto bravo a dosare e gestire, un’atmosfera sinistra di mistero e inquietudine che si sposa bene con la space opera e arricchisce la fantascienza sociale.
In sostanza un ottimo romanzo nella struttura e nello stile diretto, asciutto, ma anche evocativo all’occorrenza. Ben fatto, il Dodo approva!

(di Elena di Fazio, ottobre 2016)

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